Libreria delle donne di Milano

Settembre 2011

La scuola araba di Milano Nagib Mahfuz
Chiara Aloardi

A Milano, in via Paravia, è dislocata una scuola elementare, bilingue, privata. Accoglie bambini italiani ed arabi, come italiani ed arabi sono gli insegnanti che la gestiscono.
Il programma d’insegnamento è un connubio tra quello italiano e quello egiziano e si insegnano sia il cristianesimo che l’islam.
Io sono pienamente d’accordo con il pensiero della preside Lidia Acerboni, secondo la quale questa scuola “è un esempio di sana integrazione”, mentre per il capo della sez. milanese della Lega Nord Matteo Salvini, questo tipo di scuola non deve esistere.
Inizialmente la scuola Nagib Mahfuz ha ottenuto l’autorizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, ma successivamente è stata messa “sotto controllo”, dopo che si è saputo che “si insegna il Corano a Milano”.
I realtà la scuola è stata dichiarata “non conforme alle norme di sicurezza” ed è “una scuola in cui si insegna il Corano, terrorismo e violenza”. Argomenti questi che ravvivano il timore, degli Italiani e di tutti gli altri Paesi, che si possa ripetere qualche tragico avvenimento simile all’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, data dalla quale sono trascorsi ormai 10 anni.
Degno di nota il gesto del sindaco Giuliano Pisapia che ha già preso posizione contro la scelta del Ministero, invitando i genitori a iscrivere comunque i loro figli nell'istituto: "È incredibile pensare di risolvere un problema di integrazione con la discriminazione, chiudendo una classe di una scuola importante dove studiano anche ragazzi italiani – ha detto Pisapia – Lancio un appello ai genitori della zona a iscrivere in quella elementare i loro bimbi in modo da risolvere il problema che, credo, sia più di tipo politico".
Un articolo di Yallaitalia racconta un fatto che, se venisse confermato, per alcuni potrebbe rinforzare la tesi di voler chiudere l’istituto: “presentando agli esami per la parte italiana alcune allieve, qualcuno avrebbe chiesto di chiudere un’occhio sulla loro preparazione (inferiore a quella dei maschi) in quanto meno rilevante.” Ciò potrebbe essere un appiglio a sfavore della scuola N.Mahfuz: qualcuno potrebbe pensare che la funzione educativo-istruttiva dell’istituto milanese, sia vana per la formazione di nuove generazioni italo-egiziane. L’elemento femminile è di fondamentale importanza per qualsiasi forma di integrazione degna di questo nome, ed invece si cerca di far passare il messaggio che la scuola di via Paravia riproduce un modello che marginalizza le donne fin dall’infanzia con prevedibili e nefaste conseguenze sul medio-lungo periodo.
Da insegnante, vorrei poter chiedere ai miei colleghi che,in questa scuola araba, ogni giorno, con il loro lavoro, sono presenti e vicini alle problematiche degli alunni cercando di sviluppare le loro migliori attitudini e di disegnare il futuro dei bambini e delle bambine, se è plausibile ed ammissibile affermare quanto riportato da Yallaitalia.

La scuola elementare in questione è dedicata allo scrittore egiziano Nagib Mahfuz, premio Nobel per la letteratura nel 1988, laureato in filosofia a Il Cairo, autore di romanzi nei quali descrive approfonditamente gli aspetti della vita cairota.
Io suggerirei che, nel 2011, si potrebbe pensare di intitolare un’eventuale scuola araba ad una donna.
La letteratura araba al femminile conosce diverse esponenti, già dal periodo preislamico e dal risorgimento culturale del secolo ‘800, fino ai primi fatti di emancipazione dei primi del ‘900. Sono donne egiziane, libanesi, siriane, palestinesi, cristiane o mussulmane, che scrivono in merito all’autosufficienza economica delle donne, l’eguaglianza tra i sessi e dei cambiamenti sociali e politici dei loro rispettivi paesi.
La celebre poetessa al-Khansa o la poetessa siro cristiana Warda al Yazigi (1838-1924), le egiziane Bahithat al Badiya (1886-1918), Ibnat ash-Shati e Huda ash-Sharawi, la siriana Selma Saigh.
La scrittrice Maryam Ziyade nota come Mayy, nata in Palestina nel 1895 e vissuta al Cairo dove morì nel 1941.
La scrittrice egiziana Latifa Zayyat vissuta negli anni ’50. La siriana Colette Khoury, la libanese Leila Balbaky e Ghada Samman. Ed ancora la palestinese Sahar Khalifa e la scrittrice di romanzi e saggi tra i più critici e scandalosi di questi anni: l’araba Naoual Saadaoui.
Io mi auguro che possano realmente nascere in Italia altre scuole arabe, che puntino ad una buona preparazione di tutti gli alunni e che abbiano, come base, i principi espressi da una donna letterata araba.